Il nostro viaggio alla scoperta della famosa manifattura francese di ceramiche Sarreguemines ci porta a parlare di arte della tavola e degli stupendi decori che ne hanno caratterizzato la produzione durante il 1800 e fino agli anni precedenti la Seconda guerra mondiale, le ceramiche Terre de Fer di Sarreguemines si sono distinte per raffinatezza ed eleganza.
Le Arti della tavola e le ceramiche Sarreguemines
Nelle società umane l’atto di nutrirsi è sempre stato molto più di una semplice risposta ad un bisogno fisiologico, i pasti hanno sempre rappresentato uno dei mezzi principali per definirsi ed esprimersi. Fin dai tempi remoti il cerimoniale della tavola ha avuto molta importanza come momento fondamentale per legare l’individuo alla propria comunità sociale. Il fatto di mangiare insieme contribuisce infatti a rinforzare i legami tra le persone, la convivialità è sempre stata un potente mezzo per rinsaldare legami di gruppo diventando un grande mezzo di integrazione.
Il pasto è una festa in cui tutti i sensi sono sollecitati, il gusto e l’odorato per gli alimenti, la vista per la decorazione e la scenografia della tavola.
Perché il piacere sia completo è necessario che la tavola su cui vengono serviti e disposti i cibi sia bella, che porti gioia all’anima. Durante i pasti si può raggiungere una sintesi dei gusti gastronomici ed estetici, realizzando un’unità del corpo e dello spirito.
Il 1800: secolo d’oro della Tavola e l’esordio del marchio Sarreguemines
Come ho spiegato nel mio precedente post “Ceramiche antiche: la manifattura di Sarreguemines“, la manifattura di Sarreguemines nacque nel 1790, durante l’epoca tormentata della Rivoluzione Francese. I suoi inizi furono difficili, ma nonostante tutto Sarreguemines conobbe ben presto una crescita eccezionale grazie all’azione incisiva degli uomini che l’hanno diretta negli anni successivi:
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- Paul Utzschneider dal 1799 al 1837
- Alexandre de Geiger dal 1837 al 1870
- Paul de Geiger dal 1870 al 1913
Questa è stata l’epoca d’oro della manifattura. In effetti la nascita della manifattura Sarreguemines è avvenuta proprio all’alba di una nuova era, caratterizzata da profondi rivolgimenti nella società francese.
Lo sviluppo della classe borghese e la rivoluzione industriale modificarono moltissimo i comportamenti dei francesi in molti aspetti, naturalmente ciò ebbe riflessi anche riguardo l’arte della tavola.
Prima di tutto si ampliano gli orizzonti gastronomici, il cibo diviene sempre più un simbolo di prestigio e di eccellenza, vengono pubblicati dei testi di gastronomia destinati a divenire dei classici. Durante questa epoca i gusti cambiano, le pratiche alimentari si evolvono, i francesi mangiano meno pane e legumi secchi, cominciano a consumare più carne, zucchero, latte, burro, formaggi raffinati, pesce, frutti di mare, frutta esotica.
Cambiano anche gli orari in cui vengono consumati i pasti.
Dal servizio “alla francese” al servizio “alla russa” e l’avvento della ceramica francese
La nuova classe borghese ha una forte esigenza di comfort e di semplificazione, questo fatto porta presto ad abbandonare il servizio “Alla Francese”, che prevede la disposizione sulla tavola di tutti i piatti che caratterizzano una portata, ciò rende la tavola molto ingombra e fa sì che le pietanze si raffreddino rapidamente.
Tutta questa scomodità porta all’affermarsi, intorno al 1850, del servizio “Alla Russa”, in base al quale i piatti vengono serviti gli uni dopo gli altri, arrivando caldi direttamente dalla cucina, i camerieri presentano i piatti ad ogni convivio secondo la precedenza stabilita dal padrone di casa.
Questa procedura porta a semplificare l’aspetto della tavola e permette una decorazione più armoniosa, di conseguenza l’arte della tavola conosce una grande evoluzione.
Durante il 1800 la ceramica e la porcellana, sostituiscono le stoviglie in metallo. Le tecniche di fabbricazione si perfezionano. Le manifatture francesi, imitando quelle inglesi, cominciano ad utilizzare impasti che permettono di creare pezzi leggeri e resistenti, con qualità plastiche che li rendono adatti ad essere modellati con rilievi molto fini.
I progressi tecnici che si accompagnano alla rivoluzione industriale permettono di creare oggetti in grande quantità e a prezzi bassi. Le stoviglie di qualità diventano così accessibili ad un gran numero di persone.
Il contesto di sviluppo della ceramica Sarreguemines
Le manifatture cominciano ad impegnarsi per conquistare sempre nuovi clienti e mercati, ingaggiando lotte commerciali per proporre ai propri clienti gli oggetti più seducenti, di migliore qualità ed ai migliori prezzi. Cercano di rispondere al bisogno accresciuto di comfort, ciò richiede la necessità di creare accessori per la tavola e l’igiene sempre più numerosi.
Gli oggetti smettono di essere polifunzionali e diventano sempre più specifici, per assicurare più comodità.
È in questo contesto che la manifattura di Sarreguemines si sviluppa durante il XIX secolo.
Il “servizio da tavola” secondo Sarreguemines – Gli oggetti della tavola
La nozione di “servizio da tavola” come lo concepiamo oggi, con tanti pezzi specifici per servire le diverse portate, nasce a Sarreguemines nella seconda metà del XIX secolo, in un periodo in cui la manifattura ha già acquisito una padronanza eccellente nelle tecniche di impressione che le permetteva di una riproduzione dei motivi decorativi su scala industriale.
I servizi da tavola vengono identificati nei cataloghi in base a tre parametri:
- il nome del decoro
- il nome della forma
- il tipo di impasto utilizzato.
Il numero di decori e di forme creati nell’800 e nel ‘900 da Sarreguemines è impressionante.
Il Grand depot Bourgeois, uno dei più importanti rivenditori parigini della manifattura Sarreguemines, propone alla clientela servizi per sei, dodici, diciotto o ventiquattro coperti, per dodici coperti le opzioni erano di 74, 90 o 116 pezzi.
Nelle formule di servizi consigliate alla clientela i piatti sono molto numerosi, per permettere di cambiare il coperto durante il susseguirsi delle portate.
La zuppiera è sempre il pezzo più importante, spesso è monumentale e completata da un piatto di presentazione, viene solitamente proposta in due versioni, ovale e rotonda.
La grande varietà di portate e la loro presentazione porta ad un moltiplicarsi di forme e di dimensioni: raviers per gli antipasti, salsiere, legumiere, insalatiere, contenitori per la senape, oliere, saliere, piatti per ostriche, burriere, sono solo alcuni degli innumerevoli accessori che possono essere acquistati.
L’evoluzione degli stili e del gusto: il neoclassicismo della ceramica Sarreguemines
Nel periodo dell’Impero e della Restaurazione la produzione ceramica di Sarreguemines si caratterizza per il Neoclassicismo. Le forme sono molto sobrie e pure nelle linee, le curve semplici, spesso ellittiche, ovoidali e a forma di fuso.
Vengono abbandonati i giochi di curve e controcurve caratteristiche del periodo Rococò. Sono frequenti anche le linee diritte, la simmetria è la regola. In seguito alle scoperte archeologiche avvenute in Italia durante il XVIII secolo i creatori si ispirano alle forme antiche, adattandole agli oggetti di uso quotidiano.
I decori presenti su questi pezzi sono sempre discreti, non interrompono l’armonia delle linee, la loro presenza ne addolcisce semplicemente la severità.
Piccoli bordi con foglie di vite, spighe di grano, palmette.
Viene messo a punto nel 1806 da Jean Stevenson della manifattura Creil il decoro detto “Herborisation”, che forma ramificazioni simili a rami di alberi. Per ottenere questi dendriti si faceva cadere sul pezzo da decorare una goccia di colore bruno che poi andava ad espandersi nell’engobbio che copriva il biscuit, ramificandosi e formando motivi somiglianti ad alberi, questo tipo di decoro viene utilizzato anche dalla manifattura Sarreguemines.
I decori marmorizzati vengono anch’essi molto apprezzati in quest’epoca, ottenuti attraverso tecniche particolari che richiedevano grande abilità manuale.
Altri decori tipici di questo periodo sono quelli detti “a lustro”, che imitano l’iridescenza di metalli tipo oro, argento o rame, oppure l’effetto delle pietre dure, si ottiene usando ossidi metallici mescolati a determinati solventi e poi cuocendo a bassa temperatura in forni speciali e in assenza di ossigeno.
L’ispirazione del 700 e dell’Oriente e l’interpretazione di Sarreguemines
A partire dall’epoca Luigi Filippo le forme si appesantiscono e diventano “panciute”, l’antichità classica cessa di essere l’unico modello di riferimento, si riscoprono altre epoche storiche: il Medioevo, il Rinascimento, le arti decorative del ‘700. Lo stile rococò viene rivalutato, si apprezzano le sue forme generose e la sua esuberanza.
La sua estetica rifiuta la staticità, preferendo asimmetrie e movimenti imprevedibili che si traducono in curve e controcurve. Gli oggetti acquistano profili mossi, le anse dei manici, le prese dei coperchi permettono spesso l’espressione di questo stile.
Diverse forme utilizzate da Sarreguemines ne sono state espressione eclatante, prendendo come ispirazione le forme degli argenti settecenteschi.
Un’altra grande fonte di ispirazione per Sarreguemines durante la seconda metà dell’800 fu l’esotismo, l’Estremo Oriente, la Cina ed il Giappone vengono richiamati utilizzando nelle forme il motivo del bambù.
L’avvento dei decori nelle ceramiche Sarreguemines
I decori applicati sulle varie forme cominciarono ad avere sempre più importanza, valorizzando sempre più il supporto. Con la rivoluzione industriale le tecniche di decorazione si moltiplicano, fornendo agli artisti una gamma sempre più vasta di possibilità espressive, che prima di allora erano inimmaginabili.
La manifattura Sarreguemines presenta una gerarchia di decori, dai più semplici ai più complessi, realizzati con le tecniche più diverse.
I decori dipinti a mano con grandi fiori rustici stilizzati, cestini di fiori ed uccelli sono molto di moda in Alsazia. Sarreguemines li utilizza molto, al pari di altre manifatture dell’Est come Lùneville, Saint Clément, Niderviller.
La tecnica del transfer su ceramica e la nascita delle ceramiche Terre de Fer
La tecnica che porta la maggiore novità in questa epoca è però quella del transfer su ceramica. Questa tecnica infatti permette di riprodurre un gran numero di elementi decorativi e ha inoltre il vantaggio di essere molto adatta alle procedure industrializzate: nascono le nostre amate ceramiche Terre de Fer, con i loro decori in monocromia.
I motivi decorativi vengono impressi su lastre di rame, poi si procede a stamparli su una carta molto fine, detta “Papier Joseph”, si va quindi ad applicare la stampa sulla ceramica, attraverso lo sfregamento in acqua con gomitoli di spago, in questo modo si procede al transfert. All’inizio vengono decorati solo servizi da dessert, la composizione dei decori nei primi tempi è sobria; poi a partire dal 1840 la maestria nel padroneggiare la tecnica aumenta, i decori tendono ad allargarsi e a coprire tutto lo spazio utile.
I primi motivi utilizzati avevano origine inglese, in colore blu, usando spesso la tecnica “Flou”.
I decori Jardinière, Bryonia, Cérès, sembrano essere i più antichi.
Durante la seconda metà dell’800 i decori diventano sempre più numerosi, spesso le fonti di ispirazione sono storiche, si riproducono decori famosi delle manifatture tradizionali come ad esempio il Rouen, i fiori classici del decoro Strasbourg o il motivo a bulbo di cipolla di Meissen, decoro Angkor.
Al revival del ‘700 appartengono i decori con motivi a bouquet di fiori, come il Louis XV, o a ghirlande di fiori come Mozart, Louis XVI o Dubarry.
La seconda metà dell’800 vede grande successo anche per i decori naturalistici, ispirati ai fiori ed ai frutti delle campagne europee: campanule, papaveri, violette, pensees sono largamente utilizzati. Il pittore Xavier Bronner (1840-1920) seguace della scuola di Barbizon e decoratore presso Sarreguemines eccelle nella riproduzione minuziosa delle piante, a lui sono dovuti i decori: Mures, Bruyères, Bouquet, Corinthe.
Alla fine dell’800 e nei primi anni del 900 la gamma delle tecniche si arricchisce ulteriormente con la lithochromia, che permette di allargare la palette cromatica. Nascono, ad esempio, i decori Obernai (creato da Henri Lou) ed Annales, ispirati a scene di vita tipiche dell’Alsazia o di altre regioni francesi.
Dal momento che l’esotismo seduce il pubblico europeo ecco che la manifattura Sarreguemines offre ai suoi clienti numerosi decori di ispirazione orientale, popolati di personaggi, animali fantastici, fiori stilizzati, alberi, pagode, oggetti simbolici (decori Nippon, Corée, Damas, Chinois). Alcuni sono riproduzioni di decori creati da altre manifatture in Inghilterra all’inizio del secolo (Yeddo, Timor, Willow).
L’Art Nouveau nell’arte della tavola di Sarreguemines
Nel 1861 Sarreguemines acquisisce dalla manifattura Vernon dei cartoni con decori dove figurano vignette orientaleggianti create dalla manifattura inglese Minton, ispirati alle porcellane cinesi “Famiglia Rosa”.
L’estetica Art Nouveau interviene in modo discreto nelle arti della tavola di Sarreguemines.
Vi sono due linee che vengono seguite:
- una più vicina alla Scuola di Nancy, basata maggiormente sulle linee curve (decori Elsa, Royat, Orchidée, Tircis);
- la seconda basata maggiormente sull’utilizzo di linee dritte e simmetria, ispirandosi alla Secessione (decori Lys, Noisette).
Gli artisti della manifattura Ceramiche Sarreguemines
Gli artisti che hanno concepito gli innumerevoli decori degli oggetti di Sarreguemines sono per la maggior parte sconosciuti, solo di qualcuno abbiamo notizia, come il già citato Xavier Bronner, pittore seguace della scuola di Barbizon, amico di Francois Millet.
Nel 1910 Alexander de Geiger gli propone di lavorare a Sarreguemines come disegnatore e pittore. Egli realizza numerosi progetti per servizi da tavola. Si conoscono lettere di questo artista in cui si lamenta della poca libertà che gli viene accordata nella creazione: egli non sopporta le procedure di lavoro e neppure i ritmi troppo accelerati che gli vengono imposti.
Anche l’artista Henri Loux, creatore del celebre decoro Obernai si lamenta: sembra che la sua paga sia stata appena sufficiente a permettergli di vivere e pagare il suo soggiorno a Sarreguemines.
Sembra quindi che gli artisti decoratori fossero spesso ridotti a meri esecutori che dovevano lavorare a comando, soggetti al diktat dettato dai gusti del pubblico.
I rappresentanti di commercio della manifattura erano all’ascolto dei bisogni dei clienti, il loro parere era fondamentale per orientare la politica artistica della manifattura. Ciò che “andava” era quello che veniva offerto dai concorrenti: Gien, Lùneville, Creil Montereau, Saint Amand, Longwy, Choisy, Longchamps, ecc.
Queste manifatture offrivano a getto continuo nuovi decori e nuove forme ad una clientela sempre avida di novità, la concorrenza quindi era sfrenata.
Il catalogo del famoso Grand Depot Bourgeois di Parigi rimarca fortemente questo concetto: il grande pubblico è il vero giudice, i programmi artistici per il futuro devono basarsi esclusivamente su ciò che viene apprezzato dal grande pubblico, i fabbricanti lavorano per i clienti e devono conformarsi esclusivamente ai loro gusti e alle loro richieste.
Nulla viene lasciato al caso, tutto è fatto per sedurre, anche i nomi dei servizi! Essi figurano sul lato posteriore dei piatti, generalmente incorniciati da una cartouche.
Servono sia per identificare il decoro e la manifattura sia per valorizzare il decoro stesso. Il titolo scelto induce un valore aggiunto che si sovrappone all’immagine del prodotto. Di volta in volta si induce a sognare (Romantique, Souvenir, Saphir), evocare i fasti di epoche passate (Montespan, Maintenon, Dubarry, Lavallière, Pompadour, Louis XV) permettere all’immaginazione di evadere in contrade esotiche (Bombay, Canton, Chine, Péking, Formosa) o perché no, affiliare la propria opera ad una tradizione di prestigio (Faenza, Rouen, Moustiers, Strasbourg).
Tipologie dei marchi dei servizi da tavola delle ceramiche Sarreguemines
Se è relativamente facile fissare l’epoca di creazione di un modello decorativo è tuttavia più difficile situare la data di fabbricazione di un prodotto. In effetti i servizi da tavola Sarreguemines sono stati proposti alla vendita per periodi di tempo molto lunghi.
Le variazioni nei marchi spesso aiutano a determinare con maggiore approssimazione la data di fabbricazione.
Prima del 1919 i pezzi sono spesso marcati con la ragione sociale Utzschneider & Compagnie (U & C.ie).
Nel 1919, dopo la Prima guerra mondiale, Sarreguemines riforma con le fabbriche di Digoin e Vitry-le-Francois una nuova società, quindi la vecchia denominazione non verrà più utilizzata.
Un secondo fattore che aiuta la datazione è la presenza o assenza della menzione “France” nel marchio: dal 1891 divenne necessario apporre il nome del paese di origine sui pezzi destinati all’esportazione negli Stati Uniti.
Per quanto riguarda la scritta “made in Germany” sembra che la manifattura l’abbia usata solo raramente, durante i periodi di annessione alla Germania, nel periodo dei conflitti mondiali, solo nei casi in cui veniva obbligata dall’amministrazione tedesca.
Per datare un pezzo è quindi spesso necessario incrociare tra loro le diverse informazioni che ci vengono date dai marchi, in funzione della loro forma sono stati identificati 11 tipi principali di marchi, in alcuni casi le menzioni aggiunte sugli stessi determinano delle varianti a questi tipi principali.